Quanto è caduta in basso la formazione? Tutta una vita davanti…
Tutta una vita davanti. Con la complicità della longevità sarda esiste la possibilità di “formarsi e guadagnare” sino a 67 anni. Non lo sapevo.
Il long life learning ci consentirà di non smettere mai di accrescere il nostro bagaglio di competenze. Dalla culla alla tomba, sarà un percorso continuo di aggiornamento. Che bello! Soprattutto per soggetti come me che continuano a lavorare alla soglia dei 70 anni.
Forse perché il diritto al Reskilling e all’Upskilling non si nega a nessuno, tantomeno a ridosso della sospirata pensione e di un clima elettorale che già si annuncia incandescente.
Sarà per questa ragione o chissà per quale altra motivazione (io propendo per la disperazione di chi promuove certe dissennate campagne utilizzando l’esca del denaro) ma la promozione dei nuovi percorsi di qualifica, per i quali la Regione Sardegna ha messo a correre 18 milioni di euro, ha scatenato strane quanto indecenti iniziative di marketing. Molto distanti dalle Politiche attive messe in campo a livello regionale e nazionale. Suscitando un vespaio di polemiche molto accese.
Scrive con buona evidenza un’Agenzia, localizzata nel cagliaritano ma con sedi prese a prestito in altre zone dell’isola: «Formati e Guadagna».
Che bello! Fascinoso e singolare. Per arraffare qualche iscritto in più, si fa leva sul bisogno economico dei disoccupati e delle categorie più fragili del tessuto sociale sardo.
Soggetti per i quali 10 euro al giorno possono servire seppure per un periodo limitato a 5 mesi. Vista così anziché un “contributo” per studiare, appare come un’ elemosina barattata per «guadagno».
Peccato che il guadagno sia il corrispettivo di una prestazione, ovviamente assente in questa circostanza. Omettendo di spiegare che il limite massimo dell’indennità sarà di due euro per ogni ora di frequenza del percorso scelto. Che – è bene spiegarlo – varierà da seicento a milleduecento euro, al netto di assenze o ritardi. Cui va aggiunto un rimborso massimo per il trasporto di 6 euro a giornata, parametrato alla distanza di provenienza.
Dal cilindro magico non verranno fuori denari ma rimborsi, parte dei quali tassabili se sommati ad altri redditi. Rimborsi su cui vigilerà rigorosamente la Regione e che verranno scaglionati in fase di liquidazione in ragione dell’assiduità della frequenza e saldati totalmente solo a conclusione del percorso. Con tariffe viaggio che non saranno riconosciute se si resta piantati in FAD nella propria abitazione.
E allora dove starebbe il guadagno? Nella possibilità di andare a vendere formaggio e prodotti ortofrutticoli a km zero nelle ore libere dal corso? Non credo.
Ci troviamo davanti a un affronto eticamente deplorevole. Alla Regione, che investe cospicue risorse per soddisfare esigenze e fabbisogni dei cittadini. Alle aziende, che vogliono crescere e migliorare la propria posizione sul mercato. Agli operatori della Formazione che vogliono puntare sulla qualità e contribuire al miglioramento diffuso delle professionalità.
Per opera di qualche frescone, le opportunità formative vengono trasformate in risibile “guadagno”. Non per il sapere ma per la tasca. Pessima strategia.
Che ci riporta al passato, dentro un mondo che reputavamo scomparso.
Morto e sepolto. In cui la formazione (pagata in lire) veniva utilizzata in numerose e malcelate azioni di sottogoverno.
Ne scrissi pessimamente 40 anni fa. Oggi mi ritrovo davanti a una proposta scandalosa: «formati e guadagna». Pensata e diffusa non dalla parte pubblica ma da qualche buontempone alla ricerca di cassa rapida trovandosi alla canna del gas.
Offerta che sancisce il fallimento delle scelte e delle strategie politiche. E propone un’alternativa allo stipendio: se frequenti un corso di formazione avrai la paghetta, come i ragazzini di una volta. Soldini forse utili a pagare un piatto di spaghetti con qualche pezzetto di salsiccia. Non certo a creare la mentalità di cercare e trovare un lavoro.
Lo spirito delle Politiche Attive non è indirizzato a elargire elemosine. Punta a evitare certamente spese a carico di chi vuole crescere ma altrettanto certamente tende a creare percorsi che atterrino nel mondo del lavoro creando una cittadinanza consapevole delle potenzialità personali e di mercato.
Se la politica non prende posizione su una simile deriva è collusa e potremo assistere solo al varo di professioni quali “corsista devoto” o “ corsista polivalente”. Sostenuti dall’illusione di un guadagno «stabilizzato» dalla frequenza di continui corsi. Magari premiati con un monopattino elettrico per aver raggiunto il record di dieci o più qualifiche consecutive.
Alla faccia dell’etica e del sacrificio delle Agenzie che si battono per affermare modelli qualitativi adeguati, ed evitare l’oltraggio alla disperazione da parte di chi farebbe assai meglio a dar via il preterito.
Gianfranco Lai